domenica 14 settembre 2014

Il trenino a scartamento sociale

Il Natale del 1969 lo ricordo da sempre per due eventi che lo hanno caratterizzato. Il primo evento è stato il coronamento di un sogno di bambino, mentre il secondo ha rappresentato un passo verso la crescita di quel bambino.
Quell'anno dicembre arrivò come sempre con i suoi riti: la chiusura della scuola per le vacanze natalizie, l'affannarsi di mia madre a preparare i dolci della tradizione unito ad  un ciclo di pulizie extra della casa sotto l'egida del “caso mai viene qualcuno”.
Io avevo sette anni e pregustavo, come tutti i bambini di quella età, l'arrivo del Natale con l'aspettativa del regalo e delle serate da passare in piedi sino a tardi con gli adulti.
Quell'anno però era successa una cosa straordinaria per il mio paese di origine. Immediatamente dopo l'estate, come riflesso ritardato del boom economico, era stato aperto nel centro della città il magazzino Standa.
In pratica l'apertura del punto Standa rappresentò una novità per tutti, ma in particolare per noi bambini dell'epoca, in quanto all'interno era presente il reparto giocattoli. A ripensarci oggi mi viene quasi da ridere se considero le dimensioni degli odierni Centri Commerciali, ma per quegli anni era quanto di più spettacolare si potesse vedere. 
Il reparto giocattoli si componeva di due scaffali contrapposti lunghi alcuni metri nei quali erano esposti i giocattoli.
Sino ad allora i giocattoli erano acquistabili presso l'unico negozio presente in città oppure sulle bancarelle del mercato settimanale, ma mai si era visto un tale assortimento.
La cosa ancora più straordinaria fu che per tutto il mese di dicembre furono allestiti dei tavoli dove alcuni giocattoli erano fruibili   e,  udite udite, si potevano toccare e ci si poteva giocare.
Io rimasi affascinato da tutta quella novità ed alla fatidica domanda “Cosa chiedi a Babbo Natale?” io  espressi il mio desiderio di avere in regalo un trenino elettrico.
Arrivò la tanto sospirata notte di Natale e con  essa il momento di ricevere i regali. Babbo Natale mi aveva ascoltato, beh, non proprio bene, sarà stato per via dell'età.....
Mi fu regalato un trenino con carica a molla che girava lungo dei binari di plastica formanti  un ovale non più grande del tavolo della cucina.
Io ero contento lo stesso e giocai quasi ininterrottamente per i giorni seguenti.
Con una scatola di scarpe che forai sui lati dotai la mia personale linea ferroviaria di una rudimentale galleria.
Dopo alcuni giorni ebbi l'occasione di andare a casa di un mio compagno di classe per fare insieme i compiti assegnati per le vacanze, e la prima cosa che mi disse accogliendomi in casa fu che come regalo di Natale aveva ricevuto un trenino.
Sul momento io risposi che anche io avevo ricevuto lo stesso regalo, ma fu quando vidi il suo trenino che mi accorsi che i due oggetti, pur appartenendo allo stesso concetto di giocattolo, erano sostanzialmente diversi.
Il suo trenino era bellissimo. Era tutto in metallo e correva su dei binari di acciaio scintillante, inoltre l'intero trenino era collocato all'interno di un plastico che riproduceva un paesaggio alpino con tanto di montagna attraversata da un tunnel nel quale il trenino passava illuminando l'interno con i suoi piccoli fari anteriori.
Insomma, un abisso tra il mio trenino e quella meraviglia, e mi resi rapidamente conto che nonostante l'essere seduti nello stesso banco ed indossare il grembiule dello stesso modello e colore le uguaglianze finivano li e che quel trenino era a “scartamento sociale”.
 
(Ringrazio Anonimo che mi ha fornito questo testo autorizzandomi a pubblicarlo qui)