Il Natale del 1969 lo ricordo da sempre per due eventi che
lo hanno caratterizzato. Il primo evento è stato il coronamento di un sogno di
bambino, mentre il secondo ha rappresentato un passo verso la crescita di quel
bambino.
Quell'anno dicembre arrivò come sempre con i suoi riti: la
chiusura della scuola per le vacanze natalizie, l'affannarsi di mia madre a
preparare i dolci della tradizione unito ad
un ciclo di pulizie extra della casa sotto l'egida del “caso mai viene
qualcuno”.
Io avevo sette anni e pregustavo, come tutti i bambini di
quella età, l'arrivo del Natale con l'aspettativa del regalo e delle serate da
passare in piedi sino a tardi con gli adulti.
Quell'anno però era successa una cosa straordinaria per il
mio paese di origine. Immediatamente dopo l'estate, come riflesso ritardato del
boom economico, era stato aperto nel centro della città il magazzino Standa.
In pratica l'apertura del punto Standa rappresentò una
novità per tutti, ma in particolare per noi bambini dell'epoca, in quanto
all'interno era presente il reparto giocattoli. A ripensarci oggi mi viene
quasi da ridere se considero le dimensioni degli odierni Centri Commerciali, ma
per quegli anni era quanto di più spettacolare si potesse vedere.
Il reparto giocattoli si componeva di due scaffali
contrapposti lunghi alcuni metri nei quali erano esposti i giocattoli.
Sino ad allora i giocattoli erano acquistabili presso
l'unico negozio presente in città oppure sulle bancarelle del mercato
settimanale, ma mai si era visto un tale assortimento.
La cosa ancora più straordinaria fu che per tutto il mese di
dicembre furono allestiti dei tavoli dove alcuni giocattoli erano
fruibili e, udite udite, si potevano toccare e ci si
poteva giocare.
Io rimasi affascinato da tutta quella novità ed alla
fatidica domanda “Cosa chiedi a Babbo Natale?” io espressi il mio desiderio di avere in regalo
un trenino elettrico.
Arrivò la tanto sospirata notte di Natale e con essa il momento di ricevere i regali. Babbo
Natale mi aveva ascoltato, beh, non proprio bene, sarà stato per via
dell'età.....
Mi fu regalato un trenino con carica a molla che girava
lungo dei binari di plastica formanti un
ovale non più grande del tavolo della cucina.
Io ero contento lo stesso e giocai quasi ininterrottamente
per i giorni seguenti.
Con una scatola di scarpe che forai sui lati dotai la
mia personale linea ferroviaria di una rudimentale galleria.
Dopo alcuni giorni ebbi l'occasione di andare a casa di un
mio compagno di classe per fare insieme i compiti assegnati per le vacanze, e
la prima cosa che mi disse accogliendomi in casa fu che come regalo di Natale
aveva ricevuto un trenino.
Sul momento io risposi che anche io avevo ricevuto lo stesso
regalo, ma fu quando vidi il suo trenino che mi accorsi che i due oggetti, pur
appartenendo allo stesso concetto di giocattolo, erano sostanzialmente diversi.
Il suo trenino era bellissimo. Era tutto in metallo e
correva su dei binari di acciaio scintillante, inoltre l'intero trenino era
collocato all'interno di un plastico che riproduceva un paesaggio alpino con
tanto di montagna attraversata da un tunnel nel quale il trenino passava
illuminando l'interno con i suoi piccoli fari anteriori.
Insomma, un abisso tra il mio trenino e quella meraviglia, e
mi resi rapidamente conto che nonostante l'essere seduti nello stesso banco ed
indossare il grembiule dello stesso modello e colore le uguaglianze finivano li
e che quel trenino era a “scartamento sociale”.
(Ringrazio Anonimo che mi ha fornito questo testo autorizzandomi a pubblicarlo qui)