domenica 21 aprile 2013

Parole e silenzi assordanti

Quando le parole non bastano più, si tace. Si tace perché si è stanchi di urlare la propria rabbia, la propria delusione, il proprio disincanto, la propria inquietudine.
Si tace perché ci si rende conto che parlare darebbe adito ad equivoci, sarebbe occasione per fomentare un litigio, l'ennesimo, figlio di incomprensioni e di interpretazioni che non coincidono nelle intenzioni di chi parla e di chi ascolta.
Si tace. E quel silenzio diventa sempre più assordante. E' una porta che si apre e si richiude, silenziosamente. E' una rabbia che cova e che sale sempre più in alto, sempre più, fino, a volte, precipitare malamente. Un gesto, forse un volo. E poi solo un assordante silenzio.

mercoledì 3 aprile 2013

La mia Germania

Forse è vero che, al di là del luogo in cui ciascuno nasce, ce n'è uno che, per affinità elettive, ci assomiglia e a cui, per questo, ci si sente più legati.
Il mio luogo del cuore è la Germania. Scoperta per caso, in verità, quando, in occasione della scelta del corso di lingua straniera da seguire obbligatoriamente optai per il tedesco piuttosto che per il francese o l'inglese. Si trattava di una scelta di comodo, in realtà: il corso di tedesco prevedeva un insegnamento di base, per principianti, a differenza degli altri due, strutturati per chi avesse già qualche conoscenza della lingua. Inoltre, il corso era frequentato da pochissimi studenti. Alle lezioni ci si trovava, ad esagerare, in dieci persone, e tutto questo favoriva l'apprendimento.

Fu allora che iniziai a conoscere la Germania, superando pregiudizi e stereotipi che appartenevano e tuttora appartengono all'immaginario collettivo.
Approfondii la conoscenza dei filosofi e dei pedagogisti tedeschi, apprezzai la musicalità e la dolcezza della lingua apparentemente dura, se legata alla tradizione della filmografia in cui il tedesco, rigoroso e senz'anima, non è altro che il carnefice nazista.
Visitandola, con il tempo, mi sono sempre più affezionata a questa terra rigorosa e precisa che sa amare la vita, a volte in modo eccessivo, ma che ama le regole e cerca di rispettarle e, quando non lo fa, ammette di averle infrante e se ne assume la responsabilità.
Berlino, la capitale, che ancor oggi porta con fierezza i segni del suo recente passato, è, a mio avviso,  il simbolo di un modo di essere che apprezzo e mi appartiene: la capacità di fare i conti con il passato, analizzandolo, senza negarlo o dimenticarlo, lavorando sul presente per costruire il futuro.