"Le donne sono donne per struttura fisiologica; fin dal più remoto
passato furono subordinate all'uomo; la loro subordinazione non è la
conseguenza di un fatto o di uno sviluppo, essa non è avvenuta. [...]
[...] l'azione delle donne non è mai stata altro che un movimento simbolico:
esse hanno ottenuto ciò che gli uomini si sono degnati di concedere e niente di
più, non hanno strappato niente, hanno ricevuto. Il fatto è che non hanno i
mezzi concreti per raccogliersi in una unità in grado di porsi, opponendosi. Le
donne non hanno un passato, una storia, una religione [...]. Le donne vivono
disperse in mezzo agli uomini, legate ad alcuni uomini - padre o marito - più
strettamente che alle altre donne; e ciò per vincoli creati dalla casa, dal
lavoro, dagli interessi economici, dalla condizione sociale. [...] Il legame
che la unisce ai suoi oppressori non si può paragonare ad alcun altro. La
divisione dei sessi è un dato biologico, non un momento della storia umana. La
loro opposizione si è delineata entro un "mitsein" originale
e non è stata infranta. La coppia è un'unità fondamentale le cui metà sono
connesse indissolubilmente l'una all'altra. Nessuna frattura della società in
sessi è possibile. Ecco ciò che essenzialmente definisce la donna: essa è
l'Altro nel seno di una totalità, i cui due termini sono indispensabili l'uno
all'altro. [...]
[...] la donna è sempre stata, se non la schiava, la suddita dell'uomo; i
due sessi non si sono mai divisi il mondo in parti uguali e ancora oggi,
nonostante la sua condizione stia evolvendosi, la donna è grandemente
handicappata. Si può dire che in nessun paese l'uomo e la donna hanno una
condizione legale paritetica e spesso la differenza va a duro svantaggio della
donna. Anche se astrattamente le sono riconosciuti dei diritti, una lunga
abitudine impedisce che essi trovino nel costume la loro espressione concreta.
[...] Oltre la forza concreta, posseggono un prestigio del quale l'educazione
dell'infanzia tramanda la tradizione: il presente assorbe il passato, e nel
passato la storia è stata fatta dai maschi. Nel momento in cui le donne
cominciano a prender parte all'elaborarsi dei fatti umani nel mondo, si trovano
davanti a un mondo che appartiene ancora agli uomini; i quali non mettono in
dubbio i propri diritti, mentre le donne incominciano appena a farlo."
Tratto da: Simone de Beauvoir: "Il secondo sesso", Traduzione di
Roberto Cantini e Mario Andreose, Il Saggiatore, 1994, Pgg. 18 -20. (Prima
edizione in lingua originale: Gallimard, Paris, 1949)
(Già pubblicato sulla piattaforma Splinder giovedì 1 luglio 2010)
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