martedì 28 febbraio 2012

Emozioni scritte

Non c'è stato modo di convincerlo. Mi ha mostrato il bando di concorso in cui nulla vietava di presentare il suo lavoro così, come lui è solito scrivere: a mano, con la biro, su un foglio di carta.
Mi ha quasi commosso la tenacia con cui ha cercato di sostenere la sua posizione. Forse il suo lavoro apparirà ai più desueto, superato. Forse i contenuti non verranno apprezzati perché qualcuno preferirà soffermarsi su una forma che ormai è quella dattiloscritta.
Ma lui preferisce il manoscritto. Le emozioni, sostiene, sono più vere e più vive quando si scrivono a mano e non usando la tastiera di un computer.
"Le mie poesie" ha concluso "io le scrivo su un quaderno, al massimo su un foglio protocollo a righe, rigorosamente a mano".
Si tratta di un nativo digitale che, nonostante tutto, continua a credere nella bellezza delle emozioni, delle emozioni scritte, scritte a mano, rischiando anche di  sbagliare e non poter correggere se non riscrivendo tutto nuovamente.
"Ma è proprio questo il fascino della mia scrittura" ha spiegato ai compagni che lo guardavano come fosse un alieno. Forse in effetti un po' lo è, ma, in fondo, è un bene che alieni di questo tipo continuino ad esistere.

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