E' stata la prima parola che ho imparato a scrivere, il primo giorno di
scuola, il 1° ottobre 1967.
L'ho rivisto di recente quel mio primo quaderno con le righe grandi, la
data, e quelle lettere vicine per formare la prima parola scritta da me.
Poi il disegno di un aereo: una specie di farfalla celeste con il corpo
rosso.
Passò così il mio primo giorno di scuola, quattro ore per riempire quella
prima pagina.
No, non proprio quattro ore. Forse tre. La prima ora passò con la maestra
che cercava di consolare i miei compagni che piangevano a dirotto non appena le
madri e i padri si erano allontanati.
Non si faceva attività di accoglienza, all'epoca. Non almeno nel modo in cui
si intende adesso. Li guardavo quei bambini e non li comprendevo: come facevano
a non apprezzare il fatto di essere finalmente a scuola? A scuola, ad imparare
le cose importanti, mica a giocare come all'asilo.
Non vedevo l'ora di potere andare a scuola. E aspettai con ansia quel
pomeriggio. All'epoca c'erano i doppi e a volte anche i tripli turni per poter
contenere nelle strutture scolastiche tutti i figli del baby boom. E ciò
accadeva anche in Liguria, regione tradizionalmente poco prolifica, dove ho
frequentato le scuole elementari.
Arrivai a scuola poco prima delle 14 accompagnata da mia madre e da mio
fratello che aveva poco più di un anno. Licenziai presto mia madre che era già
da allora abituata al mio spirito indipendente.
Uscii da scuola fiera di quello che avevo imparato. Pensai che la scuola era
proprio come immaginavo: un luogo bellissimo dove si potevano apprendere tante cose!
(Già pubblicato su un'altra piattaforma il 1° ottobre 2010)
Si chiamavano Remigini i nuovi esordienti tra i banchi scolastici, te lo ricordi? Vestiti con lo stesso grembulino e con un corredo scolastico semplice , essenziale, senza i fronzoli e le cose inutili del giorno d'oggi.
RispondiEliminaNon ho dubbbio a immaginarti cosi' indipendente, visto che da quando ti conosco questa tua grande dote non ha mai vacillato...
Ti abbraccio forte
A presto.
Carolina
Certo che lo ricordo, Carolina. E i Remigini, tornati dal loro primo giorno di scuola, potevano vedere in televisione una puntata de "Lo Zecchino d'Oro" a loro dedicata, con il Mago Zurlì, Topo Gigio e Richetto, lo studente asino per eccellenza.
RispondiEliminaIl grembiulino di ciascuno di noi ci rendeva tutti uguali: niente ostentazione pacchiana di abiti firmati. Certo, magari qualcuno aveva un corredo scolastico più ricercato, ma in generale a scuola (almeno nella scuola elementare) si cercava di considerare tutti uguali. Poi non succedeva, sicuramente, e certamente non succedeva andando avanti con gli studi. Ma almeno il primo giorno di scuola eravamo tutti "Re"-migini.
Grazie di cuore per l'affetto con cui mi segui sempre. Ti abbraccio forte anch'io. A presto.