Io ho sempre adorato scrivere, fin da bambina.
Mi piaceva già da allora mettere su carta i miei pensieri, le mie
riflessioni, raccontarmi la mia vita o scrivere brevi storie.
Ricordo che d'estate, talvolta, quando ero in vacanza a casa della nonna, i
suoi vicini di balcone aspettavano il momento che io leggessi il racconto che
avevo appena scritto.
Poi mi riempivano di elogi. Non so se li meritassi davvero, quegli elogi.
Certo, per loro era un modo per trascorrere quelle calde serate estive. Per me
era un modo per esercitarmi. Per usare le parole, plasmarle, metterle al
servizio delle emozioni.
Durante l'adolescenza ho riempito pagine e pagine di agende che fungevano da
diari. Tre di quelle agende, diventate famosissime tra i miei amici più cari,
se non altro perché le portavo sempre in giro con me, in una borsa di cuoio da
cui non mi separavo mai, le bruciai il pomeriggio di un 31 dicembre.
Un po' mi dispiace, adesso, averle distrutte. Sarebbe stato interessante
ricercare in quegli scritti l'adolescente che ero, i suoi sogni, i suoi
desideri, le sue emozioni.
Ma forse é stato giusto così, allora. Continuavo a guardarmi indietro,
rifiutando di fare delle scelte necessarie. In fondo, quello che sono adesso è
anche il risultato di quel falò, in cui simbolicamente avevo distrutto il
passato per incamminarmi verso nuove emozioni.
(Già pubblicato sulla piattaforma Splinder domenica 11 luglio 2010)
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