domenica 20 novembre 2011

"A chi vuoi più bene?"

Detestavo questa domanda che spesso, da bambina, gli adulti mi rivolgevano.
"A chi vuoi più bene? Alla mamma o al papà? Al nonno o alla nonna? Alla nonna paterna o alla nonna materna?" e via dicendo.
Mi imbarazzava dire la verità, anche perché i bambini della mia generazione non erano spudorati e impertinenti come i bambini dei nostri giorni. Così mentivo, con qualche senso di colpa e cercando di ferire il meno possibile le persone cui volevo bene.
Perché, a mio avviso, l'affetto non è misurabile.
Semmai è diverso.
Posso amare (nel significato più ampio possibile della parola amore, il "love" degli anglosassoni, per intenderci) contemporaneamente mio marito e mio fratello, il mio migliore amico, la mia migliore amica, i miei genitori e i miei studenti, i miei amici e la mia Inter, anche se diverso sarà il modo in cui tale sentimento si esprimerà.
Il nostro piccolo grande cuore riesce ad abbracciare contemporaneamente affetti e passioni diverse, contenendole tutte, senza dover necessariamente e ipocritamente scegliere, se non in casi eccezionali. L'esclusività cui alcuni aspirano, il "scegli loro o me", è, a mio avviso, il tentativo di tarpare le ali a chi potrebbe volare ma magari non osa farlo continuando a vivere nella menzogna e soffocando le sue emozioni, temendo di ferire l'altro.
Invece, ciò cui ciascuno di noi dovrebbe aspirare, pretendere e riconoscere a sé e agli altri è la libertà. Nessuno ci vuol meno bene se, oltre a noi, vuol bene anche ad altri.
P.S.: Rileggendo il post, mi è sembrato che il contenuto possa essere inteso come una rivendicazione dell'adulterio. Non è così. Qui si parla di diversi tipi di amore, non di amori intesi a sostituire o a riempire vuoti affettivi (come può accadere nei casi di relazioni adulterine).

(Già pubblicato il 9 ottobre 2011 su altra piattaforma)

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