domenica 20 novembre 2011

L'infedele

Scoprii per caso di essere infedele, un giovedì sera della primavera dell'83.
Le colleghe di università con cui dividevo l'appartamento erano tutte uscite ed io ero rimasta sola in casa.
Avevo studiato fino all'ora di cena e poi mi ero sistemata sul divano, un panino da gustare, l'immancabile saggio di psicologia da leggere o solo sfogliare, penna e foglietto al mio fianco.
Ero pronta per il test.
Era infatti quello il periodo in cui, dal 31 marzo, ogni giovedì sera Raiuno trasmetteva "Test - Gioco per conoscersi", un programma condotto da Emilio Fede che, affrontando ogni settimana un tema monografico, punteggiato da un sondaggio della Doxa, sottoponeva a venti coppie di concorrenti in studio (più una coppia di concorrenti famosi) una serie di domande, elaborate da uno psicologo, il professor Enzo Spaltro, domande volte a far emergere, alla fine della puntata, i profili delle diverse personalità. Anche il pubblico a casa veniva invitato a munirsi di "carta, penna e calamaio" per sottoporsi ai giochi psicologici.
Ed io, quella sera, come quasi ogni giovedì sera da quando era iniziata quella trasmissione, ero pronta a sottopormi al test, pressoché certa di quello che sarebbe emerso della mia personalità. Era un momento in cui mi sembrava di aver imparato a conoscermi quasi completamente.
Mi sbagliavo però, c'era qualcosa di me che ancora non conoscevo e che avrei appreso alla fine di quella serata.
Il tema della puntata era "la fedeltà".
Integralista come ero ed ero sempre stata (lo sono tuttora) ero convinta che sarebbe emerso il mio profilo di persona fedele, anzi fedelissima.
Quasi non riuscivo a credere, quindi, alla fine della puntata, di essere risultata un'INFEDELE!!!
Com'era possibile? Io infedele? Io, l'integralista tutta d'un pezzo, rigorosa, pedante, passionale sicuramente e appassionata ma intransigente, come potevo essere risultata così?
Cercavo di capire, di capirmi, analizzando fatti e ripercorrendo con la memoria le relazioni amicali e amorose che fino a quel momento (avevo 21 anni) avevano caratterizzato la mia esistenza.
Mai avevo tradito un uomo (semmai mi avevano, anche abbondantemente, tradito); mai mi sembrava di aver tradito le amiche, gli amici.
Continuai a rimuginarci su anche nei giorni successivi e ancora per qualche tempo e poi capii che sì, in fondo il test aveva ragione: io ero e sono un'infedele, nel senso che resto fedele ad un amico, a un'amica, a un uomo, a una passione, a un'idea, finché la ritengo valida. Mi riservo però la possibilità di cambiare opinione e se cambio opinione non resto abbarbicata a quella persona, a quella idea, in nome di una coerenza o di una fedeltà che quella persona, quella idea non meritano più.
Io credo che ciascuno di noi abbia il diritto di cambiare, cambiare anche le proprie posizioni, le proprie idee. Non si tratta di essere banderuole, come avrebbe detto la mia insegnante di lettere del liceo, ma persone che non restano a tutti i costi, e costi quel che costi, fermi sulle proprie idee in nome dell'integrità morale.
Cambiare e rendersi conto di essere cambiati è anche un segno della propria crescita.
Ecco perchè, da quando ho preso coscienza di questo, non mi dispiace ammettere di essere infedele.

(Già pubblicato in data 8 novembre 2011 su altra piattaforma)

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